Il Salento: con la sua atmosfera magica, le numerose meraviglie da scoprire, il suo sole caldo, il suo cielo blu, il suo mare cristallino, la sua costa da sogno. “I pomodori secchi attaccati a uno spago e le donne dai cuori di cicoria. I pomodori secchi e i datteri gialli, e le donne che colgono le olive fra gli olivastri, con la bocca viola; tutto è univoco e perso a furia d’esistere”
(di Vittorio Bodini, Poeta pugliese)
Versi che decantano uno dei tratti somatici del volto più tradizionale del Salento: non è infrequente, difatti, andando a zonzo per le antiche viuzze dei suoi paesini, imbattersi in un tipico grappolo di pomodori appesi ai muretti delle abitazioni.
Ma la poesia del Salento potrebbe allungarsi all’infinito, fino a ricamare un poema fatto di strofe che declamano altre visioni, odori, suoni e sapori di questa terra del sud Italia.
Visioni: quelle stradine dei centri storici, punteggiate dalle tipiche case a corte, dove il tempo sembra essersi fermato; i panni stesi ad asciugare su fili di ferro di fronte all’uscio di casa; l’ombra proiettata dal barocco sulle principali chiese e i più maestosi palazzi; gli artigiani che lavorano la pietra leccese, la cartapesta e la terracotta; le luminarie che accendono le caratteristiche feste patronali; la storia impressa su torri, castelli, masserie e monumenti megalitici.
Odori: del mare, Ionio o Adriatico non importa, che ritempra mente e corpo anche in una giornata burrascosa; della campagna e dei suoi abitanti (le piante aromatiche, gli ulivi secolari, il fico d’india, gli alberi da frutta); dei fichi messi ad essiccare al sole su tavole di legno.
Suoni: l’arrotino che va su e giù per le strade di paese; la banda cittadina che incanta gli appassionati delle feste patronali; il fruscio delle lunghe ed ampie gonne e il ritmo incalzante dei tamburelli che accompagnano la tipica danza popolare della “pizzica”.
Sapori: in mostra nelle famose ed attese sagre enogastronomiche, gli eventi mangerecci che festeggiano le squisite pietanze salentine e le innaffiano con l’ottimo vino locale. Si arriva, così, alla chiusa del poema su quel Salento che altro non è che una poesia nella poesia, a mo’ di una matrioska. Solo che qui non sono delle bambole di legno a scaturire l’una dall’altra, ma veri e propri capolavori umani e naturali.